Architettura come amicizia nasce dall’idea di mettere in luce il particolare rapporto che ha legato quattro amici architetti – Mario Botta, Aurelio Galfetti Luigi Snozzi e Livio Vacchini – permettendo loro di generare un florilegio di occasioni di confronto, di collaborazione, di reciproco sostegno e insegnamento durato un arco di oltre quarant’anni.
Dal racconto biografico ricostruito in forma discorsiva attraverso l’espediente delle conversazioni emerge la testimonianza diretta dei protagonisti che ripercorrono la loro lunga carriera ricordando aneddoti personali ed episodi professionali. Dagli studi universitari e dalle prime esperienze di lavoro fino ai giorni del consolidato successo il racconto è punteggiato dal ricordo della grande passione per il mestiere dell’architetto, dalle questioni di etica e dalle dispute culturali, dalle architetture che hanno formato un repertorio incredibile che ha permesso al fenomeno ticinese di raggiungere la notorietà internazionale. Nel corso degli anni l’amicizia fra loro, pur non perdendo mai il ruolo di nobile sentimento umano, si è ampliata fino a diventare un fattore di potenza che ha permesso di elevare l’esperienza del mestiere quotidiano verso altri orizzonti culturali e intellettuali.
A fianco del racconto biografico che costituisce la prima parte del libro viene presentata una rilettura di approfondimento dell’opera e degli scritti di Botta, Galfetti, Snozzi e Vacchini, alla ricerca dei punti di contatto rintracciabili nel loro approccio progettuale. Pur animati da personalità umane e architettoniche molto diverse, alla base del loro modo di fare il mestiere c’è sempre stata un’idea di intendere l’architettura che merita di essere evidenziata e commentata. Nel rapporto fra natura e cultura, nell’importanza della trasformazione come atto imprescindibile dell’architettura, nelle relazioni tra l’architettura ed il suo contesto si condensano i vertici di una visione condivisa che va oltre la forma e il linguaggio espressivo delle loro architetture. Il libro ricerca quest’anima recondita della poetica attraverso l’analisi di alcune delle architetture più importanti del loro vasto repertorio, facendo riemergere un lato affascinante del processo progettuale che dimostra sensibilità nei confronti del luogo e del paesaggio. Alcune opere esemplari diventano così il materiale di studio per dedurre alcuni dei presupposti teorici di maggior valore di cui l’architettura, in ogni luogo e in ogni tempo, dovrebbe essere portatrice.
Il libro è stato pubblicato con la sponsorizzazione di OPERA SRL
L’autore Marco Adriano Perletti, architetto e PhD in progettazione architettonica e urbana, si occupa di progettazione architettonica e paesaggistica, pianificazione urbanistica e valutazione ambientale strategica. Ha svolto attività didattica presso il Politecnico di Milano partecipando anche a programmi di ricerca. Collabora con il Corriere della Sera e il Giornale dell’Architettura ed è autore di saggi e articoli sull’architettura e la città, il paesaggio e le infrastrutture. Ha pubblicato: “Nel riquadro dei finestrini. L’architettura urbana nello spazio cinetico” (Clup, 2005); “Novara. Sebastiano Vassalli tra città e paesaggio globale” (Unicopli, 2008) e, insieme a Alfonso Femia e Mario Paternostro, “1 e 3 Torri. Palazzo MSC a Genova” (Ante Prima Editions, 2017).